Fiscal Compat, questo sconosciuto.

Fiscal
In questi giorni si sente parlare molto di super stipendi, Manager che guadagnano una marea di soldi alla faccia nostra…. insomma tutti siamo presi da questa vicenda.
Ci sentiamo presi in giro perchè – giustamente – questi personaggi si permetto anche di dire “Me ne vado”, certo se ne vanno con la conseguenza di una congrua buonuscita (mica sono fessi???).
Nel comtempo i media ci bombardano di queste notizie contornate da altre di cui alla fin fine – se ci fermiano un attimo a pensare – ci interessa relativamente.
Dovrebbero parlare invece di un trattato molto importante per le sorti del paese, che si chiama Fiscal Compact.
Quest’ultimo – in grande segreto senza riflettori e proclami- nell’estate del 2012 è stato firmato da diversi politici, che oggi lo criticano.
In poche parole c’è stata una pugnalata alle spalle del popolo Italiano…
Posto un video di Alessandro Di Battista che spiega cosa sia questo famigerato trattato, non fatevi ingannare dal colore politico, guardare il video e poi valutate voi stessi a cosa andiamo incontro.

 

No alla web tax – Salviamo il Web e il Digitale italiano

no20censuraVi invito a leggere attentamente quest’articolo, ne va della nostra libertà

Ecco che ci riprovano, è passato un pò di tempo ma la situazione sembra peggiorata….
Infatti con gli emendamenti alla Legge di Stabilità 1.1702 e 1.1643, (Edoardo Fanucci – PD e Francesco Boccia – PD) già approvati dalla Commissione Bilancio della Camera, gettano pesanti ombre sul futuro del digitale in Italia.
In poche parole la norma prevede che i giganti del web, da Google ad Amazon passando per Facebook e Ebay, dovranno avere la Partita Iva italiana.
Cosa significa? Che i siti di ventita on line sprovvisti di una Partita iva Italiana o si adeguono o non potranno vendere nulla in Italia. Lo scopo è quello di far pagare anche a tali siti un’ulteriore tassa. In tal modo a chi interesserebbe il mercato Italiano???  Noi saremo tagliati fuori da tutto!
Come se non bastasse, il governo ha varato un decreto che sferza un altro micidiale colpo sui motori di ricerca e sulla stessa libertà di informazione. Tra un pò prima di “linkare, indicizzare, embeddare, aggregare” un contenuto giornalistico sarà necessario chiedere il permesso all’editore. Questa è la fine dei provider di ricerca che indicizzano le ultime notizie per poi rimandarvi eventualmente alla fonte. Il linkare riguarderebbe anche i blog, i quali si ritroveranno a domandarsi se possono ancora inserire collegamenti ipertestuali agli articoli dei giornali, o citarne stralci, senza dover essere costretti a firmare improbabili contratti con Rcs o con il Gruppo Editoriale l’Espresso, quell’”aggregare” evoca scenari esilaranti nei quali potrebbero diventare illegali in un colpo solo tutti i feed reader privi di autorizzazione e trasformare i vostri pc in tante pericolose rotative clandestine.
Infine senza alcun dibattito parlamentare l’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha varato una delibera togliendo il potere giudiziario ai magistrati e conferendolo agli avvocati delle lobby, i quali in presenza (a loro insindacabile giudizio) di “un’opera, o parti di essa, di carattere sonoro, audiovisivo, fotografico, videoludico, editoriale e letterario, inclusi i programmi applicativi e i sistemi operativi per elaboratore, tutelata dalla Legge sul diritto d’autore e diffusa su reti di comunicazione elettronica”, potranno segnalarla all’Agcom che nel giro di pochi giorni potrà ordinare agli internet provider di oscurarla o rimuoverla. In caso contrario il nostro provider rischia una sanzione che può arrivare fino a 250mila euro. Mentre per i blog e siti che violano c’è il rischio dell’oscuramento parziale o totale. Viva la democrazia!

Vi invito a condividere questo post e a firmare la petizione presente al link qui sotto:

http://www.change.org/it/petizioni/governo-parlamento-nowebtax-salvate-il-web-e-il-digitale-italiano#share
Magari riusciamo a fermare questa cosa contro la libertà di ogni singolo cittadino Italiano.

I partiti e i finanziamenti Pubblici

Si definivano incorruttibili, ma a giudicare dall’inchiesta della Procura di Reggio Calabria i Leghisti “incorruttibili” non erano. C’è voluta una procura del Sud per scoprirlo e non a caso perché oltre alla corruzione c’è un altro grave sospetto il collegamento con l’ndrangheta.
Ma la vera corruzione, il vero scandalo è un altro, la Lega spende ogni anno 3 milioni e mezzo di Euro, ne incassa però dallo Stato 41, in pratica 37 milioni e mezzo di soldi sono guadagnati, ogni anno… soldi vivi, soldi nostri, che poi non si sa che fine facciano, o meglio si sospetta che finiscano in parte in paradisi fiscali, in fondi internazionali privati e in altra parte in benefit per i capi.
Lo stesso copione dello scandalo Margherita, in quel caso la cosa è ancora più grave, perché la Lega almeno prende i soldi ma esiste, la Margherita prende i soldi ma non esiste più.
Quindi il vero scandalo è appunto questo, lo Stato che continua a foraggiare i partiti oltre il necessario, oltre il dovuto… e questo nonostante gli Italiani abbiano detto di No con un referendum, referendum del quale i partiti se ne sono totalmente infischiati raggirandolo. Mentre gli Italiani dicevano No al finanziamento pubblico dei partiti, gli introiti di quest’ultimi si sono incrementati . Il referendum del 1993 disse: niente più soldi ai Partiti, loro hanno detto va bene allora finanziamo il voto: soldi a chi prende voti (1 euro per ogni voto). Con questo sistema dal 96 al 2008 il Pdl – per esempio – ha incassato oltre il 1000% in più di quanto prendeva, il Partito Democratico ha fatto un introito del 960% in più, la Lega il 758%, Rifondazione Comunista “che non ha più rappresentanti in parlamento” il 1507% in più, cioè hanno preso soldi a mani aperte.
Ci sono partiti che non hanno un solo consigliere comunale ma prendono soldi, per il semplice fatto di aver partecipato alle Elezioni Politiche regionali, lo scandalo è tutto qui! Perciò insieme alla riforma elettorale, bisogna eliminare il finanziamento pubblico dei partiti, o in ogni caso si paghi soltanto il dovuto, i costi reali e documentati  e soltanto a chi ha rappresentanti in parlamento. Gli Italiani sono stati distratti dagli stipendi dei parlamentari, ma non hanno capito che la vara truffa era altrove…
Vignetta tratta da: Samarcandria.blogspot.it

Concorrenza sleale?

Ieri dopo pranzo squilla il telefono, rispondo.
Una voce di una donna dall’altro lato: Salve sono Beatrice di T. Italia, la stiamo contattando per dirle che nella sua zona saranno fatti dei lavori alle linee dati internet, lei è cliente W., quindi dovrà pagare 120 Euro per quest’aggiornamento, se invece era nostro cliente non avrebbe pagato nulla. E infine: se vuole può passare a T. Italia “adesso” e non paga i 120 Euro….
Rispondo: signorina, mi scusi ma non sono l’intestatario della bolletta telefonica e non posso prendere questa decisione a mio parere affrettata, ora stò uscendo, chiudo.
Compongo sul cordless il numero di assistenza del mio operatore telefonico, premo la cornetta, ma stranamente sento ancora delle voci [chi aveva chiamato non aveva chiuso il telefono], la telefonata non parte, richiudo. Rifaccio il numero, premo la cornetta… non c’è linea. Chiudo e aspetto un paio di secondi.
Squilla il telefono, una voce di un’altra ragazza: Pronto siamo della W. abbiamo ricevuto una telefonata da questo numero [penso tra me e me: ma se non l’ho fatto neanche il numero per chiamarvi??] perchè ci stava contattando?
Spiego alla persona con cui  stò parlando la telefonata precedente e i 120 Euro che sarò costretto a sborsare se non cambio operatore, chiedo conferma della veradicità della cosa.
La signorina mi dice: è vero, devono fare degli aggiornamenti sulle linee di proprietà della T. Italia, noi come W. non possiamo fare nulla, con la prossima bolletta lei deve pagare il costo delle sue telefonate più l’aggiornamento delle linee dati da parte di T. Italia!
Ma come?? Voi non fate nulla per tutelarci? Così li perdete i clienti! E poi dov’è scritto che questa spesa me la devo sobbarcare solo io come utente?? Dovreste farlo voi, che servizio è??
Allora la signorina continua: mi dispiace ma noi non possiamo fare nulla, tanti clienti come lei se ne sono già andati. Infine mi dice: l’unica cosa che posso fare e passarle un’operatrice della T. Italia [mai sentito che un’operatrice W. passa la telefonata a T.Italia].
No grazie, non serve, al massimo richiamo T.Italia personalmente.
Penso: ma quando si chiama la W. c’è una musica con una voce registrata che dice varie opzioni in base alle quali uno preme i numeri sulla tastiera telefonica e parla con la persona giusta, come cavolo hanno fatto a chiamare senza sapere chi ero??
Dato che non mi fido richiamo la W., parte la musica con la voce registrata, scelgo le varie opzioni proposte, dopo un pò mi risponde un uomo al qual spiego l’accaduto. Quest’ultimo mi dice: signore nella sua zona attualmente non c’è nessun lavoro sulle linee, tra l’altro se la T.Italia dovesse fare dei lavori noi la dovevamo preavvisare 30 giorni prima per le eventuali spese da sostenere….
Dopo l’ultima telefonata, ha richiamato la Signorina della T. Italia, la quale era convinta che avrei accettato le sue offerte, non sapendo che l’operatore W. – vero – mi aveva chiarito le idee su questa cosa…
Ecco cosa si fa per strappare un contratto a qualcuno….
Ma secondo voi è onesto spacciarsi per qualcun’altro in modo da “costringere” a cambiare operatore telefonico?? Penso proprio di no.

Articolo 1 Comma 29, la fine dei blog e della libertà…

Dopo circa 2 anni il governo ci riprova. Con la scusa delle intercettazioni si vuol fare in modo che i blog e i siti liberi come Wikipedia siano vincolati e controllati, un passo del comma 29 dice che qualsiasi persona pubblichi testi in rete, anche in modo amatoriale e per ristrette cerchie di amici [Blog & c] può ricevere una richiesta di rettifica, tale rettifica deve esser fatta entro due giorni, in caso contrario si incorre in una sanzione fino a 12.500 euro.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l’introduzione di una “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.
Chi vuole può leggere l’intera proposta di legge sulle “intercettazioni” in versione Pdf qui: DDL Intercettazioni
24 parlamentari (qui i nomi) di PD (8), Radicali (6), UDC (5), IDV (2), Gruppo Misto (1) e FLI (2) hanno presentato alla Camera ben 7 diversi emendamenti. che in vario modo cercano di limitare ai soli contenuti professionali ed in particolare alle testate registrate la validità del comma incriminato. Altri 3 vanno nella direzione giusta ma non risolvono il problema (qui puoi trovare gli emendamenti).
Vogliamo provare a portare gli attuali 30 firmatari verso i 316 della maggioranza necessaria all’approvazione di tali emendamenti alla Camera?
Invitiamo gli altri parlamentari a variare quasto comma in modo di tutelare i siti liberi da ogni vincolo politico, lasciando Nome, Cognome e mail a questa pagina, già 2300 persone hanno aderito, l’ho fatto anch’io.